CINA 2006 - da Kashgar a
Pechino Abbiamo
seguito la via della seta che porta da Kashgar, non lontano dal confine
con il Pakistan, fino a Xian, capitale dell’impero all’epoca dei mitici
viaggi di mercanti e pellegrini. Poi
siamo passati da Pingyao, di cui avevamo sentito parlare bene, per finire
ovviamente, a Pechino per vedere quanto è cambiata negli ultimi anni. Viaggio
molto interessante, anche se la Cina non riesce a prendere il nostro cuore, e
che ci ha riservato qualche delusione e qualche piacevole sorpresa. KASHGAR La
città posta più a ovest di tutta la Cina e la più grande delusione del nostro
viaggio ! La
meta che abbiamo sognato per tanti anni, quello che doveva essere la summa
delle città di frontiera, con il mercato piu’ affollato e variopinto di
tutta l’Asia è stato una vera delusione. Mercato
affollato, sì, abbastanza variopinto, ma meno ruspante del previsto e
praticamente privo di quell’artigianato che ci aspettavamo di trovare. Qualche
pelliccia, qualche cappello un po’ particolare ma il grosso della mercanzia
era quell’accozzaglia di produzione cinese a basso prezzo che ormai si trova
su qualunque mercatino rionale italiano ( e probabilmente anche a prezzi più
convenienti ). Il
turismo cinese organizzato ha poi già raggiunto questo luogo, grazie
all’aeroporto e alla recente ferrovia. E
quando arrivano i turisti cinesi i numeri sono sempre molto alti. Viaggiano
immancabilmente in gruppo, preceduti da una guida con la bandierina, così non
se ne perde nessuno, e con un rumorosissimo megafono per poter dare le
spiegazioni, e forse anche le istruzioni, a tutto il gruppo :
http://www.federicop.eu/FOTOCINA/slides/042GuidaTuristica.html Turisti
occidentali quasi nessuno. Direi che qui, come nel resto del nostro viaggio (
a parte l’eccezione di Pingyao) il rapporto tra turisti cinesi e occidentali
poteva essere di 98 cinesi per due occidentali. Anche
la citta’ è stata una delusione: le case vecchie vengono a poco a poco
distrutte per fare spazio a grossi casermoni grigi, la strada che porta
all’aeroporto e’ un’autostrada a 3+3 corsie, e i problemi di inquinamento non
mancano neppure in questa ex-oasi sperduta. Qualche
aspetto positivo, pero’ non è mancato. Basta
uscire dal centro per trovarsi in un mondo completamente diverso : villaggi
costruiti con mattoni di fango dove il tempo sembra essersi fermato, filari
di platani e stradine coperte e ombreggiate da pergolati d’uva, il mercato
del bestiame che e’ rimasto ancora pittoresco e interessante, anche se per
noi occidentali, che siamo tutti un po’ animalisti, puo’ presentare qualche
aspetto un po’ fastidioso. Particolarmente
interessante è stato assistere alla discussione tra due contadini sulla
compravendita di un gruppo di pecore. Sembrava
di vedere un vecchio film di Totò e Fabrizi : dichiarazioni di assoluta
onestà ed eterna amicizia fatte con la mano sul cuore, finti allontanamenti,
soldi passati ripetutamente da una mano all’altra e accolti con
riluttanza,con compiacenza o con avidità a seconda dell’andamento delle
trattative. Baci e
abbracci finali e reciproca speranza di averlo messo in quel posto alla
controparte.
http://www.federicop.eu/FOTOCINA/slides/021Trattativa.html Emozionanti
e suggestive, forse perchè non ancora raggiunte dalla strada asfaltata e
quindi preservate ancora dall’assalto dei turisti, le poche rovine di Ha Noi,
citta’ fiorente attorno al 7 secolo, nel periodo Tang, e la Pagoda di
Mor, che risulta essere ancora precedente.
http://www.federicop.eu/FOTOCINA/slides/033HaNoi.html In
mezzo a quelle vecchie pietre si ha veramente la sensazione di trovarsi nei
luoghi frequentati dai mercanti e dai pellegrini buddisti del primo
millennio. Sotto
ai piedi si sente il terreno asciutto e cedevole, non ancora esplorato, e
viene voglia di andare a cercare una pala e vedere cosa c’è lì sotto. Ma i
cinesi, giustamente, non apprezzerebbero. In tre
ore di strada verso il Pakistan si raggiunge il lago Karakul, a 3.600 metri,
piuttosto bello e suggestivo. La
strada, però, non ha nulla a che fare con l’analogo tratto, molto piu’
spettacolare, che si sviluppa in territorio pakistano. Sul
lago qualche yurta attrezzata a punto di ristoro e grande assembramento di
persone che cercano clienti per i loro cammelli o cavalli. http://www.federicop.eu/FOTOCINA/slides/013LagoKarakul.html Abbastanza
bella la moschea principale della città (Id Kah, costruita nel 1400), ma piu’
affascinante, anche se più recente, la tomba di Abakh Hoja, costruita nel
1640 e meta di molti pellegrinaggi. Per
chi avesse letto il libro di Catherine Mac Cartney (Cini Bagh, una lady
inglese nel Turkestan cinese) , e avesse il desiderio di dormire nella sede
del vecchio consolato inglese, sappia che il Chini Bagh Hotel e’ ormai un
moderno e anonimo albergo cinese alto parecchi piani costruito nel giardino
del vecchio consolato. Del
vecchio consolato è rimasto solo il nome. Che
dire di Kashgar ? Forse
solo che l’abbiamo sognata per troppi anni e che la abbiamo visitata troppo
tardi, quando gia’ era stata raggiunta dalla strada ferrata e dal turismo
organizzato cinese. Beh,
questa delusione ci è bruciata non poco. Come
noto tutta la Cina viaggia con l’ora di Pechino, anche se lo Xinjian si
troverebbe ad almeno due ore di differenza rispetto alla capitale. Con il
solito senso pratico cinese gli abitanti di questa regione usano a modo loro
l’orologio, per cui in albergo la prima colazione iniziano a servirla non
prima delle 8.30, e le banche chiudono alle 20.00. La
locale cucina uygura, come tutte le cucine dell’Asia centrale, e’ basata
soprattutto sulla carne, che non è proprio la nostra passione. Per
fortuna i molti ristoranti cinesi offrono menu piu’ vari. Da segnalare
l’ottimo John’s Cafè. Eccellente,
se mangiato caldo, il pane locale, simile al nan indiano e pakistano. Quando
diventa freddo però assume la consistenza del marmo.
http://www.federicop.eu/FOTOCINA/slides/005Kashgar.html URUMQI A
Urumqi ci si va perche’ e’ un passaggio obbligato sulla strada per Kashgar, e
perché è la capitale dello Xinjiang, la regione più grande della Cina coperta
da deserti sterminati e catene montuose, Pare
che sia la città più lontana dal mare di tutto il globo terrestre. Ha un
bel museo, con interessanti reperti trovati in vari cimiteri della regione, e
molti nuovi palazzi e alberghi. Contrariamente
a quanto avviene in altre nazioni, i prezzi dei biglietti per i vari musei ed
attrazioni sono uguali per cinesi e per stranieri, e questa e’ una cosa molto
civile ed apprezzabile. Notiamo
però che i prezzi sono sempre decisamente alti per i redditi medi cinesi: da
un minimo di 2 o 3 fino a 12 e più euro. Quindi
la triste conclusione è che i cinesi che possono permettersi di entrare in un
museo a loro piacimento sono una minoranza, l’accesso alla cultura sembra un
privilegio per pochi. Urumqi
è uno dei centri “caldi” della Cina, gli uyguri, musulmani, non hanno mai
gradito la presenza cinese. Nell’ottocento il Turkestan, che si era
dichiarato indipendente, venne incorporato ufficialmente, con la forza, nella
Cina, e i problemi sono continuati per tutto l’ultimo secolo. Nel
2001 molti dissidenti uyguri vennero arrestati, processati e condannati a
morte. Qualche
anno fa era esplosa una bomba alla stazione degli autobus provocando numerose
vittime, ancora adesso per entrare nella stazione occorre far controllare ai
raggi X tutti i bagagli. Da
Urumqi, con due ore di macchina, si puo’ raggiungere il lago Tian Chi, un
grazioso laghetto alpino che sarebbe anche bello da visitare se non ci
fossero qualche migliaio di turisti cinesi che schiamazzano mentre si fanno
le fotografie, la coda di macchine per arrivarci, gli altoparlanti che
diffondono musica a tutto volume, i motoscafi, la seggiovia, ecc. ecc. Insomma,
per noi abituati ai tranquilli laghi alpini e’ un luogo da evitare
assolutamente. Una
curiosità sui voli interni: aprendo il vassoio sullo schienale del sedile
anteriore, in genere appare un manifestino pubblicitario incollato sul
vassoio. Effetto
secondario della nuova libertà di mercato, non ancora arrivato, mi pare,
dalle nostre parti. TURFAN E’ uno
dei posti piu’ caldi della Cina, sii trova in una depressione a 154 metri
sotto al livello del mare, ma questa e’ stata la sua fortuna perche’ la
presenza di acqua sotterranea ne ha fatto una generosa oasi, punto di
passaggio lungo la via della seta. In
albergo un cartello da’ le previsioni di temperatura per la giornata : minima
34, max 46 : non hanno esagerato. Per
quei poveri diavoli che stanno demolendo una casa deve essere un tormento:
http://www.federicop.eu/FOTOCINA/slides/046Turfan.html Le
cose da vedere qui sono molte. Incominciamo dal tranquillo paesino di Tuyoq,
meta di pellegrini musulmani ma che presenta anche alcune grotte buddiste del
terzo secolo con qualche rimasuglio di affresco, poi le rovine di Gaochang,
città del settimo secolo, ma infestata da troppi turisti. Notiamo
che è di gran moda, tra i turisti borghesi della nuova Cina, indossare
cappelli da cow-boy. Probabilmente vedendo i telegiornali stranieri via
satellite devono essere rimasti affascinati dalla frequente immagine di Bush
che calza questo tipo di cappello nei suoi fine settimana. La
bandana, però, non l’aveva nessuno. Poi ci
sono le tombe di Astana, con qualche affresco molto semplice, le grotte
di Bezeklik, in una bellissima posizione e ancora ricche di begli affreschi,
nonostante molti siano stati rimossi da archeologi tedeschi all’inizio del
1900. I
famosi Monti Fiammeggianti dovrebbero dare il meglio di se’ con la luce di
mezzogiorno, ma a noi non sono sembrati nulla di speciale.
http://www.federicop.eu/FOTOCINA/slides/044MontiFiammeggianti.html Bellissimo
il minareto della moschea in stile afgano di Emin, del 1.777, come pure le
rovine di Jaohe, fondata durante la dinastia Han (206 a.c – 220 d.c.) e che
era una città-guarnigione militare alla confluenza di due fiumi.
http://www.federicop.eu/FOTOCINA/slides/043aJiaohè.html Qui,
mentre la stavamo visitando, era attesa la visita di qualche personalità, per
cui c’erano decine e decine di bambini schierati con bandierine sotto il sole
cocente, operai con diverse uniformi, militari, ecc. Spesso
sulle strade si incontrano cortei ufficiali con scorte strombazzanti che
chiedono il passo e fanno fermare, quando non li scacciano, i comuni
cittadini del popolo. Abbiamo
poi visitato una rete di irrigazione sotterranea, un cosiddetto “Karez” , ma
il nome stesso di quello che abbiamo visitato (“Il Paradiso del Karez”)
avrebbe dovuto metterci sull’avviso che era un’altra bidonata per turisti
desiderosi dei vedere qualcosa di curioso e di farsi fotografare dentro ai
pozzi. Attenzione
ai procacciatori di affari delle agenzie turistiche di Turfan: e’ inutile
litigare con loro, come abbiamo fatto noi. Praticamente sono tutti
consorziati tra loro e, volenti o nolenti, vi ritroverete sempre tra i piedi
le stesse persone. Dunhuang Prima
tappa nello stato del Gansù. E’ una zona, eccettuando le oasi,
decisamente inospitale, contornata da alte montagne e attraversata nella sua
parte centrale dal cosiddetto “corridoio del Gansù” , che per millenni ha
costituito l’unica via di comunicazione tra la Cina e l’Occidente. Le
grotte buddiste di Mogao, poco fuori la citta’, sono tra le grotte piu’ belle
della Cina. La prima viene fatta risalire al 366 d.c., ma la maggior parte
appartiene all’epoca Tang (618-907). Le più
vecchie risentono ancora influenze dell’arte indiana, da dove era arrivato il
buddismo, le più recenti hanno carattere piu’ “cinese”.
http://www.federicop.eu/FOTOCINA/slides/050Dunhuang.html In una
di queste grotte e’ stata trovata una copia del “Sutra del Diamante” che si
dice essere il libro stampato con caratteri componibili più antico del mondo. Risulta
che sia stato pubblicato nell’ 868, ben sei secoli prima della Bibbia
di Gutenberg ! Anche
qui a Mogao gli archeologi occidentali approfittando del periodo di crisi
corrispondente alla fase finale dell’ultima dinastia imperiale, all’inizio
del 1900, hanno fatto man bassa in maniera vergognosa, portandosi via anche
questo libro. Le
grotte devono essere obbligatoriamente visitate in gruppo, con una guida
cinese, e tutti i turisti erano disposti in gruppi, molto rumorosi, di 20 o
30 persone al seguito di una guida con l’immancabile e odioso megafono. A noi
è andata meglio : abbiamo aspettato che si formasse un gruppetto con
una guida che parlasse l’inglese (beh, “inglese” si fa per dire) e, dato che
eravamo solo in cinque, ci siamo goduti in santa pace la visita di queste
stupende grotte. Alcuni
dei disegni, in particolare le apsara volanti, sono di una modernità
addirittura sconcertante. Per
chi fosse interessato qui ci sono i link a due esempi :
http://perso.orange.fr/breiz.positive/Image2150.gif
http://www.chinatour.com/images/dunhuangmural.jpg Abbiamo
poi visitato le grotte occidentali, dall’altra parte delle citta’. Sono
molto meno belle, probabilmente sono state quasi completamente rifatte in
tempi più recenti, perchè le decorazioni sono piuttosto grossolane, ma in
mezzo a queste spuntano qua e là delle parti molto più raffinate,
evidentemente più antiche. Queste
grotte sono al di fuori dei circuiti turistici organizzati, per cui le
abbiamo visitate in assoluta tranquillità, con una guida solo per noi
che apriva ogni volta la porta della grotta da farci visitare. Della
guida ricordo che non parlava inglese, ma soprattutto ricordo che doveva aver
ingollato mezzo chilo d’aglio subito prima del nostro arrivo. Abbiamo
visto anche il “Lago della Mezzaluna” presso il “Monte delle Sabbie che
Cantano” (che bei nomi poetici che riescono sempre a trovare !). Un
laghetto in mezzo ad alte dune di sabbia, paesaggio veramente molto bello e
poetico. Beh,
bello se si riesce a vederlo in tranquillità, oppure bello per chi non sia
mai stato a Disneyland. Le
attrazioni principali infatti sono : Trenino
per turisti con locomotiva a forma di elefantino. Passeggiata
in groppa al cammello. Discesa
sulle dune con lo slittino. Deltaplano
a motore per i piu’ coraggiosi. Rincorrersi
sulle dune lanciandosi la sabbia addosso (questo passatempo molto diffuso
perché costa meno degli altri) Alla
sera, come sempre, ricerca infruttuosa sulla TV dell’albergo per avere
qualche notizia su quello che avviene nel mondo. Quasi
sempre abbiamo trovato solo canali cinesi, al massimo canali della TV cinese
trasmessi in altra lingua. Via
satellite vengono infatti trasmessi un canale in inglese e un altro in
francese/spagnolo dedicati alla propaganda verso gli stranieri (ma esiste una
televisione cinese non di propaganda ?) I
personaggi e i presentatori di queste TV sono generalmente stranieri per
infondere più fiducia nel telespettatore quando spiegano che la Cina è un
paese meraviglioso e libero, e cercano di scimmiottare i più famosi
personaggi della CNN, BBC e TV5. Il
risultato è che sembra di assistere ad una patetica parodia da avanspettacolo
delle TV occidentali. Lanzhou Altra
città del Gansù lungo la via della seta, nata sulle rive del fiume Giallo,
stretta tra i monti e lunga una ventina di chilometri. Vecchio
tempio taoista (tempio della Nuvola Bianca) di epoca Qing, quindi la dinastia
piu’ recente, senza infamia e senza lode. Il
Museo cittadino era purtroppo chiuso, e non abbiamo potuto vedere il famoso
“Cavallo Volante di Wuwei”, uno stupendo cavallo al galoppo che posa uno
zoccolo su una rondine in volo, piccola scultura in bronzo che viene fatta
risalire agli Han (206 a.c. – 220 d.c.) Per
chi fosse interessato qui ne puo’ trovare una fotografia, e magari ricordarsi
di averlo già visto raffigurato da qualche parte.:
http://it.chinabroadcast.cn/chinaabc/chapter20/chapter200205.htm In
queste zone, prevalentemente montagnose, e’ interessante vedere come l’uomo
abbia strappato con le unghie e con i denti un po’ di terra coltivabile sui
fianchi delle montagne. Tutti
pendii che costeggiano la strada sono invariabilmente tagliati
orizzontalmente da tante piccole fasce orizzontali, a volte larghe non più di
una cinquantina di centimetri, scomodissime da raggiungere, ma in qualche
modo coltivabili. Una
terra avara che ha costretto gli uomini, per sopravvivere, a fare sforzi
enormi. Con
tre ore di macchina e una di barca si raggiungono le grotte buddiste di
Bilgling Si. Lo so,
sempre grotte buddiste, ma questo e’ un viaggio sulla via della seta, dove
venivano trasportati, oltre ai materiali, anche idee e religioni, e la
dottrina buddista, che si è poi diffusa in tutta la Cina, è arrivata
dall’India proprio attraverso queste strade.
http://www.federicop.eu/FOTOCINA/slides/056BinglingSi.html Le
grotte, decorate su tutto un arco di 1600 anni, sono difficilmente
raggiungibili, quindi sono ancora in buono stato di conservazione. Il
pezzo piu’ famoso e’ una statua del Budda del futuro (Maitreya) alto 27
metri. Poi
abbiamo proseguito in auto per Xiahè, attraversando una zona a forte
maggioranza musulmana, costellata da originali moschee e minareti in
stile cinese, con tetti a pagoda. Xiahè Xiahè,
si trova a 2.900 metri di altezza, ai confini con il Qinghai. Il
Qinghai è una zona che faceva parte del Tibet ma che e’ stata scorporata dai
cinesi per poter rendere piu’ “agevole” la sua gestione. E’ una delle zone
piu’ povere della Cina, utilizzata soprattutto per esiliare criminali comuni
e prigionieri politici, e come deposito per rifiuti nucleari. A
Xiahè l’attrattiva e’ un monastero tibetano, quello di Labrang, che a oggi
conta circa 1.200 monaci, della setta dei berretti gialli. Il
monastero e’ molto grande e bello da visitare. I suoi interni non celano
tesori o cose particolari, ma l’effetto d’insieme non ha nulla da invidiare
ad altri monasteri tibetani come quello, ben più famoso, di Shigatse. In
particolare e’ molto bella la grande sala da preghiera e il lungo
camminamento attorno al monastero con moltissimi mulini da preghiera.
http://www.federicop.eu/FOTOCINA/slides/061Labrang.html L’autostrada
per arrivare a Xiahè e’ ancora in costruzione, e si parla anche di un
aeroporto: chi è interessato si affretti. Girando
per il paese un po’ ovunque si nota che stanno costruendo moltissime
infrastrutture con largo anticipo sulla loro necessità effettiva: aeroporti,
porti, autostrade, ecc. Fa
effetto e stupisce vedere bellissime autostrade a tre corsie praticamente
deserte, ma pronte a sopportare il traffico che si prevede arriverà nel giro
di pochissimi anni. Direi
che questo e’ un inaspettato esempio di lungimiranza da parte della classe
dirigente, non so se dettato solo da capacità di prevedere le esigenze future
o anche da qualche altro interesse meno nobile. Tianshui Bella
cittadina, con il tempio taoista di Fu XI, considerato uno dei progenitori
del popolo cinese. Da
Tianshui si raggiungono in due ore le grotte di Maiji Shan Shiku, che
risalgono prevalentemente alle dinastie tra Wei S. e Zhou Settentrionali
(386-581 d.c.) La
Lonely Planet assicura che raggiungere queste grotte è “divertente”. In
realtà, per chi soffre di vertigini, è “agghiacciante”, ma lo sforzo vale
assolutamente la pena. Sono tutte sculture e affreschi ricavati su una parete
completamente verticale, belli e suggestivi.
http://www.federicop.eu/FOTOCINA/slides/078MaijiShanShiku.html In
altre due ore, sempre da Tianshui, si raggiunge Luomen, con templi taoisti
arroccati tra le rocce e grandi affreschi e bassorilievi della dinastia
Wei S. (386-534 d.c.)
http://www.federicop.eu/FOTOCINA/slides/084Luomen.html Cenando
in albergo notiamo che anche in Cina, dopo l’India e la Tailandia, è arrivata
la famigerata acqua minerale Evian. Ovviamente
è una normalissima acqua minerale potabile (per noi italiani neanche tanto
apprezzabile) ma, dato che viene importata dalla Francia, viene venduta nei
ristoranti di un certo livello ad un prezzo sei o sette volte superiore a
quello della normale acqua potabile in bottiglia locale. Al
mattino dopo in treno per Xian. Alla
stazione ferroviaria di Tianshui i passeggeri vengono in un primo tempo
fatti allineare sul piazzale antistante alla stazione.
http://www.federicop.eu/FOTOCINA/slides/076TianshuiCodaAllaStazione.html Poi,
dieci minuti prima dell’arrivo del treno, un addetto con una cartello li
guida ordinatamente, in fila indiana, fino sul marciapiede dove fa formare
piccole file in corrispondenza dei punti dove devono fermarsi le varie
carrozze. Quindi
arriva il treno e …. via al caos più completo, con spinte e sgomitate
per salire prima degli altri. Xian Eccoci
a Xian, nello Shaanxi, la conclusione logica di un tragitto sulla via della
seta, visto che questa città e’ stata a lungo capitale dell’impero in quei
periodi, in particolare sotto i Tang. Il
museo della Foresta di Stele, nonostante il bel nome poetico, non ci ha
entusiasmati, ma nelle sale accanto a quelle delle stele si trovano
bellissime statue, soprattutto di epoca Tang. Poi si
va a vedere il tempio tao ( degli Otto Immortali), con il suo vivace
mercatino antiquario all’aperto. La
pagoda della Piccola Oca e quella della Grande Oca, costruita per conservare
i documenti portati dall’India dal monaco pellegrino Xuan Zhang (che Beppe
conosce molto bene) a meta’ del 600. Il
Museo cittadino e’ proprio bello, disposto in maniera logica, razionale e
ricco di spiegazioni in inglese. Anche
la costruzione, in stile tradizionale, e’ stata fatta in maniera misurata e
discreta, senza eccessi di cattivo gusto come spesso abbiamo visto in altre
città cinesi. Molto
bella, tranquilla e originale la Grande Moschea, costruita interamente in
stile cinese ma, ovviamente, senza le molteplici raffigurazioni che
caratterizzano gli altri templi cinesi. A Xian
incontriamo i primi mendicanti di tutto il viaggio e i primi gruppi di
turisti occidentali. Esercito
di terracotta: che dire e, soprattutto, che aggiungere a quello che è già
stato scritto ? Superlativo
può bastare ? Devo
ammettere che, nonostante la grande quantità di turisti, si riesce ancora a
fare la visita in maniera dignitosa. Però
quei botteghini in mezzo al museo per farsi fare la fotografia vicino ai
guerrieri non se li potevano risparmiare ? Abbiamo
poi visitato la tomba di Han Jing, che si trova dalle parti dall’aeroporto. Questa
tomba e’ di poco posteriore a quella piu’ famosa dei guerrieri, ed e’
molto piu’ semplice ma consigliabilissima. A
parte che ci sono pochissimi turisti, la tomba riflette il carattere piu’
pragmatico e meno megalomane del suo occupante, con figurine in terracotta
più piccole e più rappresentative della vita quotidiana di quanto lo siano i
guerrieri abnormemente grandi del più famoso esercito. Spesso
le figurine erano ricoperte di stoffa, purtroppo andata quasi completamente
perduta.
http://www.federicop.eu/FOTOCINA/slides/093TombaHangJing.html A Xian
abbiamo trovato, casualmente un ottimo ristorante specializzato in dumpling
(ravioli, tortellini, pansotti o come altro li si vuole chiamare). Nonostante
il menu in cinese e le grosse difficoltà linguistiche, siamo riusciti a
prendere una combinazione di assaggi diversi che prevedeva almeno questi
gusti: maiale,
piccione, gambero, aragosta, medusa, noci, prosciutto, rana, pesce, verdure,
funghi, anatra, pollo e altri gusti che non ricordiamo o non abbiamo capito.
Tutti invariabilmente squisiti e raffinati anche nella forma; ad esempio
quello al pesce era fatto a forma di pesce, con tanto di ammiccanti occhietti
finti. Pingyao Lo
Shaanxi, dove si trova Xian, e lo Shanxi dove si trova Pingyao, sono zone
carbonifere.Lungo le strade si incrociano numerose miniere a cielo aperto,
l’aria è inquinata e sporca, e alla sera ci si trova coperti da uno
straterello di polvere nera. Sicuramente
non esistono statistiche ufficiali sulle malattie polmonari in queste zone,
ma non è difficile immaginare che la situazione sia molto grave. La
Cina ha carenza di petrolio ma ha sovrabbondanza di carbone, ben più
inquinante e nocivo. Il
consumo annuo di carbone è superiore ad una tonnellata per abitante. Basta
moltiplicare questa cifra per un miliardo e trecento milioni di abitanti per
avere le dimensioni del problema. Polverino
nell’aria a parte, la cittadina di Pingyao e’ stata una delle sorprese più
piacevoli del nostro viaggio. Durante
le dinastie Ming e Qing era un fiorente centro finanziario , per cui
all’epoca erano state costruite delle case molto belle e fastose. Poi la
città attraversò un periodo di declino ed abbandono, per cui nessuno ha avuto
più i soldi per demolire le vecchie case e farne delle nuove, come e’
successo un po’ in tutta la Cina. Questo,
da un certo punto di vista, e’ stata la fortuna di questa cittadina, che e’
rimasta come era centocinquant’anni fa e che e’ stata recentemente posta
sotto il patrocinio dell’Unesco.
http://www.federicop.eu/FOTOCINA/slides/100Pingyao.html Non ci
sono ovviamente grandi alberghi ma solo piccole e suggestive guest house
(consigliabilissima la Tian Yuan Kui) quindi, per ora, i gruppi di turisti
cinesi col megafono vengono solo in giornata e l’atmosfera della
cittadina e’ quasi sempre piacevolissima. Il
film Lanterne Rosse è stato girato in un paese poco lontano. Inutile
elencare le case da visitare, sono troppe, e troppo bello è bighellonare
senza meta per le sue stradine. Speriamo
che non venga trasformata in una specie di Disneyland come è successo al
vecchio quartiere di Shanghai, attorno al Giardino del Mandarino. Fuori
città, di notevole, c’è il tempio taoista di Shanglin Si. La visita è
sicuramente consigliata. Andando
in questo posto, lontano 7 chilometri dalla città, abbiamo avuto una delle
rarissime discussioni con un tassista cinese. A dir
la verità non era proprio un taxi, ma un carretto tirato da un ciclomotore. Arrivati
al tempio ha detto che voleva essere pagato subito perché il prezzo
concordato era per la sola andata. Poi è
tornato all’attacco dicendo che il prezzo era per persona e non per tutto il
triciclo. Alla
fine ha provato a chiedere più soldi adducendo il pretesto che era stanco
(?). Ovviamente
la minaccia di rivolgerci alla polizia ha risolto definitivamente il
dissidio. Per il
resto occorre riconoscere che i tassisti cinesi, generalmente, sono di una
correttezza esemplare. Nota
positiva e sorprendente relativa all’attenzione per l‘ambiente nella
cittadina di Pingyao: le strade centrali sono del tutto interdette al
traffico, mentre quelle in quelle racchiuse tra le antiche mura il transito è
consentito solo a piccoli automezzi elettrici. Anche
questo potrebbe essere un segno della Cina che cambia. Pechino L’ultima
volta che ero stato a Pechino era cinque anni fa e avevo il ricordo di una
brutta città, con le zone centrali occupate da enormi casermoni-alveari grigi
dalle cui finestre pendevano, buttati a casaccio sulle facciate, tristi
condizionatori d’aria. Attualmente
stanno invece costruendo moltissimi palazzi in vetro, cemento e metallo, con
grandi pretese architettoniche (naturalmente non sempre felici), per cui
l’aspetto della città si sta allineando a quello di altre capitali di altri
paesi in via di sviluppo nei quali è arrivata una improvvisa ricchezza. Inoltre
tutta la città è adesso mantenuta molto più pulita, le stazioni
della metropolitana non sono certo lussuose ma la pulizia dell pavimento è
impeccabile. Quasi
tutte le zone caratteristiche dei vecchi hutong (quartieri tradizionali)
stanno scomparendo sotto al cemento, salvo qualche piccola zona che stanno
cercando di ripulire per un riutilizzo a fini turistici. Normalmente
le zone vecchie vengono dichiarate “malsane” e quindi non più abitabili, gli
abitanti nel giro di pochi giorni vengono trasferiti, o meglio deportati, in
quartieri periferici, e via con le ruspe ! Tutta
la città sembra un immenso cantiere edile, e l’elemento più caratterizzante
del paesaggio pechinese sono adesso le gru dei cantieri. Siamo
tornati a vedere il Tempio del Cielo, del quale avevamo il bellissimo ricordo
di una passeggiata tranquilla in mezzo a suggestive costruzioni. Anche
questo è ormai infestato da troppi turisti e da troppi megafoni. Più
carina la zona immediatamente esterna al tempio dove la gente si riunisce
ancora sotto una tettoia per giocare a carte, cantare in coro, fare
ginnastica, ecc. Interessante
il museo Poly Art, al secondo piano del Poly Plaza con bei bronzi dell’epoca
Shang e Zhou (dal 1700 al 221 a.c.) Abbiamo
poi visitato il nuovissimo museo di Pechino Capitale, una delle tante nuove
realizzazioni fatte in vista delle olimpiadi. Ne
avevamo letto bene su un articolo di un quotidiano italiano. Esteticamente
è bello e d’effetto, con un grande corpo cilindrico in bronzo, che ricorda i
bronzi della dinastia Zhou, disposto in modo da attraversare
diagonalmente tutto il volume interno del museo. L’insieme
non è però razionale, c’è un enorme spazio vuoto e le due zone per le
esposizioni sono diversissime e slegate tra loro. Vi
sono alcune esposizioni su Pechino che, nonostante l’utilizzo di mezzi visivi
modernissimi e di computer, non sono molto chiare e non seguono un ben
definito percorso logico, o almeno abbiamo faticato a trovarlo. In
sostanza hanno cercato di ricostruire un passato della città che è ormai
stato irrimediabilmente distrutto. Qualche
bella ceramica e qualche bel bronzo. L’ultimo piano, con una ricostruzione di
un teatro dell’Opera e con spazi dedicati ai bambini e’ forse quello più
coinvolgente Il
tempio di Confucio, vicino al tempio dei Lama, è invece in fase di
ristrutturazione, inutile cercare di visitarlo in queste condizioni. Siamo
andati poi a vedere le tombe dei Ming, fuori città. Bella
la passeggiata lungo la Via dello Spirito, bella la tomba di Chang Ling
mentre ci e’ piaciuta meno quella di Ding Ling. Quest’ultima
è quella di gran lunga più affollata, e non abbiamo capito perché. Forse
i visitatori cinesi riescono ad apprezzare più di noi la disposizione e la
severità confuciana degli elementi di questa tomba, o forse, più
semplicemente, si divertono di più perché qui si può visitare la parte
sotterranea che nell’altra tomba è invece ancora da mettere in luce. Boh ! Il
Mercato della Domenica offre le solite carabattole ma è molto animato. La
passeggiata tra quello che è rimasto degli hutong nella zona della Torre del
Tamburo è stata deludente, allietata solo da una sosta al piacevole
Pass By Cafè. Questa
volta non lo abbiamo visitato, ma a chi capitasse da quelle parti vorrei
consigliare l’antico osservatorio dove sono conservati degli strumenti
astronomici disegnati dagli scienziati gesuiti arrivati a Pechino al seguito
di Matteo Ricci, gesuita maceratese a cui fu concesso dall’imperatore Ming lo
straordinario privilegio (?) di essere sepolto in terra cinese. Alla
sera, come quasi sempre, ottima cena con un’ultima piccola notazione
sulla raffinatezza gastronomica cinese: piatto di melanzane con scaglie di
pesce secco. Le scaglie sono disposte sulle melanzane in modo da muoversi in
continuazione al calore sprigionato dalle melanzane e da dare l’illusione del
pesce in movimento. E
adesso qualche altra osservazione generale e informazione : Gente Dei
turisti cinesi ho già scritto abbondantemente.
In
particolare, se dovete passare un po’ di tempo su di un auto, chiarite prima
con l’autista se gradite il fumo in macchina o se ne volete fare a meno. Sugli
bus invece, ormai non si fuma più. Negli
ascensori degli alberghi a volte si incontra persino qualcuno che sorride e
che lascia il passo alle signore. Qualche
anno fa sarebbe stata una cosa impensabile. Forse,
dopo anni di lavaggio del cervello sui nemici stranieri adesso qualcuno
comincia a pensare che non tutti gli stranieri siano pericolosi nemici da cui
guardarsi. Una
cosa che ho sempre apprezzato, e continuo ad apprezzare in Cina, è la dignità
con cui ogni persona fa il suo mestiere (cameriere, tassista, spazzino o
pilota d’aereo) e la mancanza assoluta di ruffianeria nei confronti del
cliente o del “ricco”. Mi
auguro che questo aspetto non cambi nel futuro. Trovare
però qualcuno che mastichi un po’ di inglese, al di fuori delle grandi città
dove vanno molti turisti occidentali, è sempre molto difficile. Telefoni Ho
acquistato una scheda sim della China Mobile che permette di fare telefonate
e di riceverle a prezzo conveniente. Non si
possono però mandare o ricevere sms. Non
chiedetemi quanto costava una telefonata, non l’ho capito e nessuno è stato
in grado di spiegarmelo in inglese, non sono neppure riuscito a capire come
si fa a sapere quanto è il credito residuo della scheda, ma ho fatto
parecchie telefonate e ho speso abbastanza poco. Per
telefonare all’estero con questa carta e spendere poco occorre fare il
prefisso 17951, poi 00 e poi il prefisso della nazione che si vuole
contattare. Probabilmente
la telefonata viene incanalata su qualche canale di internet, ma la qualità
dell’audio è ottima. Le
compagnie telefoniche hanno spesso una loro misteriosa saletta vip negli
aeroporti. Non
abbiamo capito quali sono i criteri per poter essere ammessi in una sala così
prestigiosa (beh, si fa per dire), ma evidentemente, per quanto molto
diffuso, ancora adesso il telefonino è uno status symbol molto apprezzato. AlbERGHI Inizialmente
avevo prenotato solo l’albergo per i primi giorni, poi, visto il grandissimo
numero di turisti cinesi (agosto è mese di vacanza anche lì), ho cercato di
prenotarne altri il più possibile e mi sono trovato molto bene con
www.sinohotel.com Questo
sito tratta alberghi di varie categorie anche in località secondarie, non
considerate da altre agenzie, offre buone tariffe e ha dimostrato sufficiente
efficienza. E’
consuetudine negli alberghi cinesi pagare in anticipo depositando anche una
abbondante caparra per eventuali danni che si possono provocare. Io,
nell’albergo più lussuoso dove siamo stati, ho dovuto sostenere una penosa
discussione per evitare che mi venisse addebitato il costo di una tazzina da
tè già incrinata che era in camera mia. Guida La
Lonely Planet qui ha proprio ceffato, e ripetutamente. Avevo
l’ultima versione tradotta in italiano (novembre 2005, versione inglese
maggio 2005), e non so se tutti i problemi che ho riscontrato sono dovuti al
testo originale o ad una cattiva traduzione. Sulle
zone che ho visitato ho trovato moltissime parti non chiare se non
addirittura sbagliate. In più
di una occasione mi sono chiesto se l’estensore della guida era realmente
andato in tutti i posti che descrive o ne aveva solo sentito parlare. Comunque
essenziali come sempre (e qui grazie, Lonely Planet)sono le trascrizioni in
cinese dei nomi luoghi da visitare, Senza queste trascrizioni, in certi casi,
non si riuscirebbe a fare un passo. Olimpiadi Paragrafo
a parte merita questo avvenimento. A due
anni dall’inizio dei giochi si sta facendo un grandissimo e asfissiante
battage pubblicitario sull’evento, che dovrebbe sancire definitivamente
l’ingresso della Cina tra le nazioni più progredite, ricche e importanti del
pianeta. Si
vendono gadget, si fanno lavori, si ripuliscono strade, si arrestano tutti i
delinquenti, o supposti tali, che potrebbero disturbare i turisti, insomma,
si sta preparando una grande festa di regime. Pur di
inginocchiarsi di fronte alla grande potenza economica della Cina, e sperare
in una sorta di riconoscenza sul piano degli affari, è stato deciso di
assegnare i giochi ad una nazione che offre ben poche garanzie di democrazia
e di libertà. Mi
domando cosa sarebbe successo se i giochi fossero stati assegnati ad un altro
paese quasi altrettanto totalitario ma meno potente (la Birmania, per dirne
uno). Trovo
anche particolarmente fastidioso e ipocrita lo slogan delle olimpiadi : ”one
world, one dream”, quasi a voler sottolineare una identità di ideali tra
cittadini cinesi e cittadini del resto del mondo. Personalmente,
se fossi cinese, credo che baratterei volentieri una medaglia d’oro olimpica
con una fettina di libertà o democrazia in più. Considerazioni finali Ormai
tutta la Cina si e’ uniformata alla frase di Deng Xiaoping: “arricchirsi è
glorioso”. Inutile
riportare i dati triti e ritriti sul prodotto interno lordo e sul reddito
medio pro capite che stanno aumentando a dismisura. E’
invece interessante, e preoccupante, pensare che le disparità tra i più
ricchi e i più poveri stanno aumentando in maniera notevole, e che nel 2004,
per la prima volta negli ultimi 25 anni, il numero dei “poveri”, ossia delle
persone con un reddito medio al di sotto di 75 dollari, è aumentato di
800.000 unità. Ormai
la Cina non puo’ certamente più essere definita un paese comunista, ma un
paese compiutamente capitalista, e per di più di un capitalismo paragonabile
a quello europeo dell’ ‘800, spietato e del tutto insensibile a
qualunque problematica di tipo sociale. Attualmente
tra gli imprenditori il 30 % è iscritto al Partito Comunista, mentre tra la
popolazione comune la percentuale di iscritti è del 5 %, e questo la dice
lunga sulla commistione tra il potere politico e quello economico che si è
verificata nel paese. Un’ultima
notizia che mi sembra importante, che ho letto recentemente e che mi ha
sorpreso non poco, è il fatto che si calcola che nel 1840, quando gli inglesi
diedero il via alla prima guerra dell’oppio, il continente asiatico
producesse addirittura il 60% del prodotto lordo mondiale. Per
cui quello che sta avvenendo negli ultimi anni sembrerebbe semplicemente un
ricupero di posizioni già acquisite nel passato. Ci
riusciranno ? Vai
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