NICARAGUA 2004
Qualche
appunto di viaggio, forse un po’ sconclusionato e disomogeneo, con la
speranza che possa essere utile a qualcuno interessato a conoscere questo bel
paese e questa bellissima gente:
LA
GUIDA
Prima
scoperta sul Nicaragua : non esiste la Lonely Planet !
Recupero
quindi una Footprint e una guida scritta da Pietro Scòzzari per Vallardi
Viaggi.
La
prima e’ discreta, anche se non è dettagliata come le Lonely Planet e anche
se la rilegatura si e’ disfatta dopo pochi giorni; la seconda l’ho trovata
interessante per la parte storica e sociale, ma scarsa di informazioni
pratiche e, a volte, con un tono un po’ troppo integralista da
“turistaperfetto”
Il viaggio: quando e come
Nel
Marzo-Aprile 2004 , tutto in bus a parte un aereo per raggiungere
un’isoletta nell’Atlantico.
In bus
si viaggia benissimo, ce ne sono parecchi e le distanze non sono mai
eccessive.
Soprattutto,
parlando un po’ di spagnolo, si entra in contatto con una quantità
incredibile di persone.
Direi
che una buona parte del piacere di questo viaggio e’ stata data proprio dalla
facilità del contatto con questo popolo di persone cordiali, curiose e
comunicative.
Spesso
i posti a sedere sono un po’ stretti perché molti autobus che fanno servizio
di linea sono in realtà vecchi autobus scolastici dimessi e recuperati dagli
Stati Uniti.
Beh,
questo rende più facile socializzare…..
SAN
JUAN DEL SUR
Siamo
entrati in Nicaragua provenendo dal Costarica.
Appena
passata la frontiera sentiamo che l’atmosfera e’ diversa.
In
Costarica avevamo notato in molte persone un certo senso di superiorità nei
riguardi dei loro vicini Panamegni e Nicaraguesi.
Qui,
fortunatamente, nessuno snobismo.
Il
Nicaragua è uno dei paesi più poveri del continente americano.
Verso
il 1524, in contemporanea con la fondazione di città come Leòn e Granada,
inizia lo sfruttamento coloniale.
Buona
parte della popolazione è stata ridotta in schiavitu’ e trasportata a
lavorare in altri paesi, soprattutto nel Peru’.
Si
calcola che nel 1527 la popolazione indigena superasse il milione di persone.
Quarant’anni
dopo, decimati dalle malattie arrivate dall’Europa e dall’esportazone di
schiavi, restavano solo 12.000 indios in tutto il paese.
Dopo
lo sfruttamento coloniale è arrivato quello economico, e tanti anni di guerre
civili, di boicottaggi economici e di esperimenti politici non felici che
hanno ridotto il paese in ginocchio.
E da
questa situazione il paese non è ancora riuscito a risollevarsi.
Il bus
di linea, partito da San Josè di Costarica, ci molla in mezzo alla
panamericana, e con un taxi andiamo a San Juan del Sur, sulla costa pacifica.
Il
posto e’ bello, anzi bellissimo. Ma un vento fortissimo da nord-est impedisce
di godersi spiaggia e mare, in pochi minuti ci si ritrova coperti da uno
spesso strato di sabbia pungente.
Un
abitante del posto ci spiega che le stagioni principali qui sono due : quella
del vento e quella delle zanzare ……
Incrociamo
un italiano, residente a San Juan, con il quale facciamo due chiacchiere.
Scopriamo
che spesso gli italiani residenti da queste parti sono un po’ reticenti sui
motivi che li hanno spinti ad emigrare, meglio non fare troppe domande, né a
lui né a quelli che incontreremo in seguito.
Andiamo
fino a El Coco e a La Flor, bella zona molto selvaggia verso il confine con
il Costarica.
Da San
Juan del Sur, a meta’ del 1800, passava il percorso alternativo dei coloni
diretti sulla costa occidentale degli Stati Uniti.
Anziche’
fare l’attraversamento delle zone centrali degli Stati Uniti (la linea
ferroviaria negli USA era ancora in costruzione), che comportava grandi
pericoli e richiedeva molto tempo, un’impresa americana faceva risalire i
viaggiatori dall’atlantico attraverso il rio San Juan per arrivare sul lago
Nicaragua e poi attraversare le poche decine di chilometri che li avrebbero
portati a San Juan del Sur.
Da li’
nuovamente su una nave per arrivare alla sognata California.
Passare
da queste parti era talmente piu’ sicuro, veloce e conveniente che nel 1854
la locanda di San Juan del Sur faceva pagare impunemente ai viaggiatori
l’incredibile cifra, per quei tempi, di 14 dollari al giorno !
Adesso
i prezzi sono piu’ ragionevoli, e al ristorante El Timòn si mangia bene e si
spende poco.
Dopo
San Juan decidiamo di andare nell’isola di Ometepe, al centro del grande lago
di Nicaragua.
Di
buon mattino siamo all’imbarcadero sulla riva del lago ma il vento, ancora
più forte dei giorni precedenti, solleva onde enormi.
Vediamo
arrivare un piccolo traghetto e malandato in cui praticamente tutti i
passeggeri ci dicono di aver avuto molta paura e di aver sofferto il mal di
mare, con quello che ne consegue…..
Ci
guardiamo in faccia e , prudentemente, decidiamo di rimandare di qualche
giorno la traversata.
Saliamo
quindi su un bus diretto a Granada, vecchia capitale del Nicaragua.
GRANADA
La
città, stupenda, è costruita sul lago Nicaragua.
Granada
è talmente bella che una targa su un palazzo ripete quanto diceva un
mendicante cieco : “donna, fammi l’elemosina perche’ non c’e’ disgrazia piu’
grande al mondo che vivere a Granada ed essere cieco come me”
Di
tutto il Nicaragua è forse la città che conserva meglio la tranquilla e
rilassata atmosfera coloniale.
Due
sono gli stili architettonici principali della citta’ : quello coloniale vero
e proprio, con facciate piatte e tetti in pietra, e quello neoclassico piu’
imponente e lavorato.
Ecco
due esempi :
http://www.federicop.eu/fotonicaragua/slides/04%20Granada.html
http://www.federicop.eu/fotonicaragua/slides/05%20San%20Francisco.html
Bella
la Cattedrale, la Chiesa di Guadalupe, il Palazzo Episcopale e le tante altre
chiese..
Curiosa,
nella cattedrale, una statua che raffigura, nella trinità, nientemeno che Dio
in persona, con tanto di triangolo sulla testa e barba bianca,
rappresentazione non troppo comune per una chiesa cattolica.
http://www.federicop.eu/fotonicaragua/slides/18b%20Cattedrale.html
A noi
piace viaggiare lentamente. Non solo vedere e memorizzare le cose, ma cercare
di assaporarsele e godersele con calma.
E
Granada, per questo, è proprio il posto giusto.
L’ideale
è sedersi a un tavolino dell’albergo Alhambra, sul Parco Centrale di fronte
alla Cattedrale, magari con un buon bicchiere di birra Victoria, e guardarsi
intorno.
Ci
sono ancora i calessi trainati pigramente dai cavalli, i bambini giocano e le
donne, con i loro grembiali pieni di pizzi, offrono in vendita prodotti
artigianali e ottime quesadillas fatte in casa.
E’ un
bellissimo ricordo della città.
Tradizionalmente
Granada era la roccaforte del partito conservatore, favorevole alla corona
spagnola, mentre la rivale Leòn sosteneva maggiormente il Partito Liberale,
che spingeva verso la creazione di un confederazione di stati
centroamericani.
Le
grandi ricchezze della città attirarono le mire dei pirati del 1600, tra cui
anche il famoso Morgan, i quali, risalendo dall’Atlantico, più volte la
razziarono.
Da
Granada è d’obbligo fare una gita in barca sul lago Nicaragua, alla scoperta
delle Isletas.
Si
tratta di 356 isolette formatesi nel lago a seguito di un’eruzione del
vulcano Mombacho, coperte da una fitta e rigogliosa vegetazione e abitate nel
passato da poveri pescatori, mentre adesso sempre più spesso vengono
acquistate da personaggi facoltosi per adibirle a residenze di lusso.
http://www.federicop.eu/fotonicaragua/slides/22%20Las%20Isletas.html
Nel
museo accanto alla chiesa di San Francisco, in città, si trovano delle
originali statue precolombiane che rappresentano figure umane o animali o
miste.
Provengono
dall’isola Zapatera, nel lago Nicaragua, e sono datate tra l’800 e il 1200
d.c.
http://www.federicop.eu/fotonicaragua/slides/07%20Statue%20Precolombiane.html
A
Granada è possibile vedere una bella stazione ferroviaria, molto ben
restaurata.
http://www.federicop.eu/fotonicaragua/slides/20%20Stazione%20Ferroviaria.html
Peccato
che il servizio dei treni, per motivi di ristrettezze economiche, sia stato
soppresso nel 1990….
Granada
fu occupata e poi data alle fiamme da un certo William Walker, strano
personaggio che ha combinato dei bei guai.
Era un
ex cercatore d’oro che, finanziato da una società americana interessata al
traffico di merci e passeggeri dall’Atlantico al Pacifico, mise su un piccolo
esercito di mercenari con l’intenzione di conquistare tutta l’america
centrale.
Nel
1856, conquistata Granada, si autoproclamò Presidente del Nicaragua, e il suo
governo venne immediatamente riconosciuto dagli USA, che gli concessero
grossi prestiti.
Reintrodusse
lo schiavismo, che era stato abolito nel passato ( ma solo per gli uomini di
colore …) e trasferì le concessioni sul transito ai suoi finanziatori
originali.
L’esercito
centroamericano pero’ riusci’ a sconfiggerlo e lui fu rimpatriato negli USA,
ma prima riuscì a dare alle fiamme l’intera città.
Dopo
questo fatto la capitale fu trasferita a Managua, anche per calmare le
continue rivalità tra Granada e Leòn.
Non
molto lontano da Granada si trova la cittadina di Masàya, importante centro
di produzione artigianale, con un grande e piacevole mercato.
Anche
qui belle chiese, spesso danneggiate dai numerosi terremoti provocati dal
vicino vulcano ( in tutto il Nicaragua ci sono una quarantina di vulcani).
Bella
la vista sui laghi vulcanici di Masaya e di Apoyo, e impressionante la vista
nel cratere ancora attivo:
http://www.federicop.eu/fotonicaragua/slides/28%20Vulcano%20di%20Masaya.html
Lungo
la strada vediamo uno strano piazzale con dei box per auto in cemento chiusi
da spesse tende : è un “albergo dell’amore.
In una
società cattolica e puritana come quella nicaraguese, le coppie in cerca di
intimità possono usufruire di questi alberghi dove hanno la possibilità
entrare con la macchina direttamente in un box chiuso da una tenda, in modo
che nessuno possa vedere la macchina dall’esterno.
In
alcuni alberghi dal box dell’auto si puo’ accedere direttamente ad una
stanza, in altri ci si accontenta del box, ma la completa riservatezza, in
ogni caso, è garantita.
ISOLA
DI OMETEPE
Il
vento e’ un po’ diminuito e ci facciamo coraggio, saliamo sul traghetto per
Ometepe.
http://www.federicop.eu/fotonicaragua/slides/31%20Verso%20Ometepe.html
http://www.federicop.eu/fotonicaragua/slides/32%20Ometepe.html
Sull’isola,
a forma di otto, creata da due vulcani emersi dal fondo del lago, non ci sono
strade asfaltate : il viaggio e’ polvere e sobbalzi, ma almeno siamo sulla
terraferma.
Il
lago di Nicaragua, chiamato “mare dolce” dagli spagnoli, e’ il lago piu’
grande del paese, e il decimo del mondo intero.
E’
collegato con l’oceano Atlantico attraverso un fiume navigabile, il Rio San
Juan
Le
sponde del lago sono separate dal pacifico solo da pochi chilometri di terra
abbastanza pianeggiante.
Nessuna
meraviglia che fosse stato fatto un progetto per costruire qui il canale di
collegamento tra i due oceani.
Alla
fine dell’800, il Nicaragua offrì i diritti per la costruzione di un
canale a Giappone e Germania, ma gli Stati Uniti non gradirono la cosa.
Quindi appoggiarono una rivolta armata che riuscì ad instaurare un nuovo
governo, il quale concesse agli Stati Uniti il diritto perpetuo di costruire
un canale in territorio Nicaraguense.
La
natura e’ rigogliosissima, e l’isola e’ piena di animali.
In
particolare da segnalare il mot-mot, un bell’uccello azzurro considerato il
simbolo del Nicaragua.
http://www.federicop.eu/fotonicaragua/slides/37.html
Nel
passato si trovavano nel lago addirittura degli squali che, risaliti
dall’oceano attraverso il fiume, si erano ambientati nell’acqua dolce.
Il
vulcano Concepciòn (ancora attivo) e il Maderas offrono possibilità di belle
camminate.
Il
nostro albergo (Villa Paraiso, il migliore e il piu’ piacevole dell’isola) si
trova sulla spiaggia di Santo Domingo.
Questa
e’ una bellissima spiaggia, con la sabbia e le onde, proprio come sul mare, e
in lontananza si vede solo acqua, l’altra costa la si puo’ solo immaginare.
Stando
li’ ci si convince proprio di essere al mare.
Ad un
certo punto uno spettacolo sorprendente: un gruppo di cavalli arriva sulla
spiaggia, entra nell’acqua e ….. si mette a bere l’acqua del “mare dolce”.
A
dirlo non fa molto effetto, a vederlo si resta a bocca aperta.
http://www.federicop.eu/fotonicaragua/slides/35.html
Peccato,
dobbiamo andar via anche da Ometepe: traghetto (in favore di vento !) e poi
autobus per Managua.
Sugli
autobus salgono spesso dei personaggi che cercano di vendere qualcosa :
dentifrici miracolosi, lozioni per capelli, manuali su come aver successo,
ecc. ecc.
Vederli
all’opera è estremamente divertente, spesso sono dei grandi attori e
comunicatori che riescono a convincere la gente ad acquistare le cose piu’
inutili e stupide ammaliandole, adulandole, facendo leva sulle loro debolezze
e con tutte le altre tecniche che da noi vengono applicate in maniera piu’
scientifica.
Questo,
che ho fotografato, era un autentico “paraculo”, copia perfetta di
Vittorio Gasmann nel film Il Mattatore, che qualche “anziano” del NG avrà
certamente visto.
http://www.federicop.eu/fotonicaragua/slides/26%20Verso%20Masaya.html
MANAGUA,
che non esiste come città.
Gia’,
non sembra proprio una città.
E’
stata quasi completamente distrutta da diversi terremoti, l’ultimo dei quali
nel 1972, in piena epoca della dittatura di Somoza, che dirotto’ buona parte
degli aiuti internazionali per la ricostruzione sui suoi conti personali
all’estero.
Attualmente
è priva di un vero centro, questo e’ l’esempio di un incrocio nella zona
principale :
http://www.federicop.eu/fotonicaragua/slides/41%20Centro%20Managua.html
Anche
gli indirizzi riflettono lo spirito di una città fantasma.
Poche
le strade che hanno un nome, inesistenti i numeri civici, e quindi ci si
arrangia in altro modo.
Ad
esempio l’indirizzo dell’albergo La Fragata è:
Estatua
Simòn Bolìvar, 1 C al abajo, 50 varas al sur
Che
vuol dire:
Partite
dalla statua di Simòn Bolìvar, superate un caseggiato (1 C) in direzione
Ovest ( abajo ), poi fate 50 metri (varas) in direzione sud.
Noi ci
siamo trovati bene all’albergo Europa, moderno, pulito e dotato di piccola
piscina. Lo potrete trovare dicendo all’autista del taxi di andare prima
sotto all’antenna della stazione televisiva di Canal 2, e poi per 75 metri in
direzione ovest.
La
vecchia cattedrale, anche se pesantemente colpita, è uno dei pochi edifici
che non sono crollati con l’ultimo terremoto.
http://www.federicop.eu/fotonicaragua/slides/42%20Cattedrale.html
Managua
non offre molto al turista: il Palazzo Nazionale che ospita un interessante
museo con ceramiche precolombiane e un bel murale in onore di Sandino e il
museo de Las Huellas, impronte di uomini e animali fissate nella lava
dell’eruzione di un vulcano avvenuta circa 6.000 anni fa.
Per
gli acquisti è ben fornito il mercato Roberto Huembes, dove il livello di
delinquenza sembra accettabile.
Ma se
andate al Mercato Oriental, siate molto prudenti.
A
questo punto la nostra idea originaria prevedeva di andare a Leòn e poi, alla
fine del viaggio, di trasferirci su un’isola caraibica, Corn Island.